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“Freud”, la serie di Netflix che stravolge la realtà

La serie prodotta da Netflix sulle origini del fondatore della psicoanalisi, tra le più viste del momento, non convince a pieno, dando in pasto ai telespettatori una figura di Freud distorta dalla realtà.

Freud

“Freud” ha conquistato il primo posto nella Top 10 della settimana su Netflix quindi è legittimo che gli abbonati si domandino: ma vale veramente la pena perdere tempo nella visione?
Se la curiosità e l’interesse sono dettati dall’attrazione che il neurologo, psicanalista e filosofo austriaco ha sempre esercitato sul mondo, nella speranza d’addentrarvi nei profondi e remoti meandri della mente umana, siete ben lontani dal trovare quel che state cercando; o meglio, troverete tutt’altro.
La serie è ambientata nel 1886 a Vienna. Sigmund Freud è un giovane neurologo incredibilmente affascinato dall’ipnoterapia, scoperta durante un viaggio-studio in Francia. Tornato a Vienna inizierà a sperimentare teorie innovative, che troveranno l’opposizione di un medico tedesco molto stimato,Theodore Meynert e vede Freud sulle tracce di un serial killer, insieme ad un ispettore di polizia e una medium.
Diversamente dalle aspettative, “Freud” non si propone come un biopic sulla sua gioventù, bensì, prende tutt’altra strada presentandosi come un thriller con elementi di mistero. Si mostra un personaggio ancora giovane, inesperto e acerbo. Il Freud che viene presentato non è il filosofo che ci hanno fatto studiare a scuola, ma un uomo dipendente dalla cocaina e malvisto da tutta la comunità scientifica, che fatica a farsi un nome e non riesce a dimostrare la veridicità delle sue teorie.
Come già detto precedentemente “Freud” si prende molte libertà e seppur tratti eventi mai accaduti, non fa a meno di far cenno alla storia. Nel corso delle otto puntate, infatti, vengono presentati molti personaggi ed alcuni di questi sono figure esistite realmente, o perlomeno, ispirate ad esse. Freud, nel tentativo di dimostrare le proprie teorie, trova l’appoggio del Dottor. Josef Breuer e il disappunto del professore Theodore Meynert. Entrambi, infatti, sono personaggi realmente esistiti e per quanto riguarda il primo, ha avuto un ruolo importante nella formazione del filosofo. La stessa Fleur Salomè, uno dei personaggi principali e chiave al fine del proseguimento della trama, è ispirata ad una figura esistita realmente, Lou Andres Salomè, la quale è stata una delle muse ispiratrici più enigmatiche dell’ottocento. Il suo incontro, inoltre, ha permesso a Freud di rinnovare le proprie idee e teorizzare la dualità tra Eros e Thanatos.

Freud 1

L’ ipnosi, è al centro di tutto ed il modo in cui il suo studio è stato adattato al soggetto, risulta essere uno dei fattori più interessanti. D’altro canto, però, non stiamo comunque parlando di un capolavoro. Questa serie è una versione splatter di “Sherlock” e de “L’Alienista”, troppo romanzata, e tutto tranne che una serie su Freud. Meno riti satanici e sangue avrebbero dato alla produzione la vera enfasi e il cuore di cui purtroppo è sprovvista.
L’unico modo per godere della serie è vederla svuotando la mente ed ogni aspettativa; in questo modo il fantastico mondo di questo ipotetico Freud potrà, forse, sorprendervi.

FABIO BUCCOLINI

“Dracula”: la miniserie Netflix che convince ma…delude

Gli autori di “Sherlock” tornano alla ribalta con un nuovo progetto, riscrivere la storia del succhiasangue più famoso della storia della letteratura.

Dracula poster

Portare sul piccolo schermo una storia come quella di Dracula non è un progetto facile. Il racconto del conte è complesso, particolare e soprattutto chi ci avrebbe provato, deve fare i conti con il “Dracula di Bram Stoker” di Francois Ford Coppola del 1992.
Gatiss e Moffat ci provano, mettono il loro estro a disposizione del romanzo di Stoker e ne viene fuori un racconto gotico/moderno che convince ma solo a metà.
Dopo aver visto il primo episodio, ci si rende conto di quanto questo nuovo Dracula sia un degno tributo al vecchio conte, tanto rispettoso delle sue origini e del suo essere più profondo, quanto innovativo. La prima parte procede veloce e il personaggio della suora (sicuramente fuori dal comune perché senza fede e appassionata di occulto) è un ottimo antagonista. Il secondo episodio sembra inizialmente avere la stessa struttura del precedente; il segreto da scoprire è ciò che è successo sulla nave Demeter, in rotta verso l’Inghilterra. I 90 minuti assomigliano molto a un giallo di Agatha Christie. Se già in questo secondo capitolo la storia inizia a vacillare, il terzo episodio, che si svolge in un’ambientazione inaspettata (senza spoilerare niente), è purtroppo il punto più basso della miniserie.
L’impronta dei due autori si nota sin da subito: nei personaggi e nei loro dialoghi, nella costruzione ed evoluzione della storia, nei toni. C’è un grosso “ma”: la visione di Gatiss e Moffat si allontana sia da quella del romanzo originale di Bram Stoker, sia dalle varie rivisitazioni cinematografiche. Ciò nonostante, i primi minuti sembrano voler andare proprio nella direzione di Coppola, poi il racconto si evolve in direzioni poco coerenti con un finale che lascia perplessi e, per certi versi, insoddisfatti. C’è forse nei piani un secondo atto? L’ipotesi spiegherebbe alcuni vuoti e quella sensazione di incompiuto che si avverte sui titoli di coda.
Se qualche difetto questa miniserie ce l’ha, è anche vero che la magistrale interpretazione di Claes Bang ci fa chiudere un occhio sulle pecche della co-produzione di BBC e Netflix.

Dracula 01

Claes Bang regala una interpretazione straordinaria, premiata dalla assoluta centralità che viene data al suo eclettico conte Dracula: ironico, istrione, selvaggio, filosofo, gentiluomo, mostruoso e affamato (di conoscenza e virtù); arricchito dalle tante somiglianze con le versioni di Christopher Lee o di Bela Lugosi più che con il conte di Gary Oldman.
Il suo contraltare è l’indomita e sempre sopra le righe suor Agatha , attratta dall’oscuro e dal malvagio e decisamente delusa da Dio. È lei la figlia prediletta dei due creatori, attraverso la quale operano chirurgicamente sullo sviluppo della serie e possono armeggiare con i loro giocattoli preferiti.
Qui lo scopo è di avventurarsi in una rivisitazione totale del personaggio di Dracula e dall’immaginario a lui legato, prendendone le distanze e cercando di superarlo.
Non aspettatevi un Dracula alla Gary Oldman o una regia perfettamente bilanciata come quella di Coppola, ma nell’universo televisivo attuale questo omaggio al conte può definirsi riuscito.

FABIO BUCCOLINI

“American horror story: Hotel”, anticipazioni e presunto cast

Nonostante la produzione sia blindata e nessuno dei produttori abbia mai rilasciato notizie ufficiali su “Hotel”, i fan si sono operati, hanno indagato e qualcosa è venuto fuori. Sia ben chiaro, non si sa se quello che è uscito in circolazione sia finzione o verità, ma nel corso degli anni ho imparato che il confine tra le due cose è veramente sottile.
Hotel

L’inizio della nuova serie è stato fissato per Ottobre 2015, ma per notizie certe bisognerà aspettare il Comic-con di San Diego perché Ryan Murphy si rifiuta di rilasciare delle anticipazioni su quella che potrebbe essere la trama di questa quinta stagione, che vedrà come protagonista Lady Gaga e l’assenza di Jessica Lange.
Le notizie sicure e confermate su quella che sarà questa quinta stagione sono davvero poche: la più sconvolgente è che Jessica Lange ha abbandonato la serie (ma la rivedremo nell’episodio pilota e forse nel finale di stagione) facendo posto a Lady Gaga a cui toccherà fare i conti con lo spettro di un vero e proprio mostro sacro del cinema.
L’altra notizia è che, bene o male, il resto del cast delle passate stagioni è stato quasi tutto conermato e ci sono delle new entry più tosto importanti. Ecco a voi i presunti protagonisti di “Hotel”: Matt Bomer, Cheyenne Jackson, Chloe Sevigny,Wes Bentley, Finn Wittrock, Evan Peters, Sarah Paulson, Kathy Bates, Michelle Pfeiffer, Lily Rabe, Alexander Skarsgard, Angela Basset, Denis O’Hare, Lady Gaga, Tammy Blanchard, Frances Conroy, Grace Gummer, Donald Sutherland, Steven Weber, Michael Chiklis e Christine Estabrook.
Detto questo il resto delle notizie sono solo rumors. Tra queste, la teoria che maggiormente si sta facendo strada su internet, è che Ryan Murphy, per la creazione di “Hotel” si sarebbe ispirato alla canzone degli Eagles, “Hotel California”, intorno alla quale aleggerebbe una vecchia storia: un gruppo di evangelici avrebbe sostenuto che la canzone parlasse di Anton LaVey, che secondo alcuni avrebbe acquistato un vecchio Hotel per trasformarlo in un tempio di Satana.
Comunque, come già vi avevo anticipato, sono solo rumors anche se particolarmente interessanti e credibili ma il silenzio stampa dei produttori continua senza sosta.
In pratica, per saperne di più su “American horror story: Hotel” bisogna solo ed esclusivamente pazientare.

FABIO BUCCOLINI

“Hemlock Grove”, la serie prodotta da Eli Roth che strizza l’occhio a “Twin Peaks”

Più “Twin Peaks” o più “True Blood”? Hemlock Grove si muove in bilico tra queste due serie, oscillando un po’ da una parte, un po’ dall’altra. Nonostante tali riferimenti, si tratta di uno dei prodotti televisivi più originali degli ultimi tempi.

Hemlock Grove

La serie è tratta dall’omonimo romanzo del 2012 firmato da Brian McGreevy, che ha anche curato l’adattamento per il piccolo schermo. Il nome che fa più spicco è quello del produttore (non che regista di alcuni episodi tra cui il pilot), cioè Eli Roth. Quest’ultimo a qualcuno fa storcere il naso, mentre fa esaltare qualcun altro; grazie a film come “Cabin Fever” e “Hostel”, l’amichetto di Quentin Tarantino si è infatti guadagnato un seguito di culto. L’impronta di Eli Roth nella serie non è così forte ed è presente più che altro nell’episodio pilota, in cui l’atmosfera che si respira è più vicina a quella del suo folgorante esordio “Cabin Fever” che non a quella di “Hostel”. La trama, se raccontata, potrebbe risultare piatta e banale: un ragazzo nuovo in una città piena di segreti, una famiglia onnipresente eppure sfuggente, licei, bulli, amici, omicidi consumati nel bosco e preceduti da ululati emessi sotto la luna piena. Effettivamente banale lo è davvero, e le dinamiche familiari e i morbosi intrighi ricordano alla lontana quelli di una soap. A rendere oscuro e impenetrabile il tutto è una cappa di paranormale, che prevede cacciatori, licantropi, medium e sortilegi, maledizioni ed esperimenti di scienziati che giocano ad essere Dio. La serie è un carosello di stramberie; una di quelle in cui, spesso, ci sono episodi in cui comprendi poco o niente, ma che comunque ti ipnotizzano e ti spingono a vedere ancora e ancora. Mi è piaciuto, ma non so perché. E’ uno di quei prodotti che, se spiegati, perdono tutto il loro fascino. Dà sprazzi di verità, è delirante, eppure dietro a quel velo di stranezza è molto più semplice di quanto sembri. Riesce a tenerti, però, curioso e vigile per tutti gli episodi. Monitorare i comportamenti dei personaggi è un’esigenza. Sono ambigui, incomprensibili, fuori dagli schemi, bellissimi. Tutto quello che uno spettatore si aspetta. La serie è stata sparata tutta in un colpo solo dal servizio di streaming Netflix. 13 episodi tutti insieme, un’idea che butta all’aria l’intera concezione di serialità tradizionale, basata sulla classica puntata, massimo due, a settimana. Qualcosa del genere lo fa anche la serie stessa: “Hemlock Grove” in una botta sola propone al suo interno di tutto; è un giallo mystery con atmosfere alla “Twin Peaks”, “The Killing” e pure un po’ di “Pretty Little Liars”. Ci sono anche risvolti fantasy licantropeschi alla “Teen Wolf” e “The Vampire Diaries” ma anche “True Blood”; insomma trame da teen drama, qualche contorno soapposo e un pizzico di humour nero per alleggerire il tutto. Quindi, possiamo dire che la serie è un pasticcio? Ebbene si, un pasticcio…ma intrigante!!! Per la sua concenzione, la serie rimanda soprattutto a “Twin Peaks”. I personaggi sembano palesemente usciti da un’opera di David Lynch. Bill Skarsgård è Roman Godfrey, un po’ il bel tenebroso di Hemlock Grove, ancor più del licantropo gitano, ed è l’ereditiere superficiale e cazzaro più potente e in vista della cittadina. Sembra avere qualche potere soprannaturale e inoltre sia fisicamente che come personaggio mi ricorda Bobby Briggs di “Twin Peaks”. Inoltre ci sono anche la bionda teen di turno, Penelope Mitchell, che con quell bel faccino pure lei fa tanto David Lynch, e la giovanissima Freya Tingley, tipetta misteriosa che all’inizio non si capisce bene cosa c’entri con il resto e invece c’entra parecchio. Ma il personaggio migliore dell’intera serie e che più di tutti incarna l’ideale personaggio alla Lynch è la sorella di Roman Godfrey. Una specie di Frankenstein al femminile che è interpretata da Nicole Boivin. Nel corso dei 13 episodi della prima stagione succede di tutto e di più, ci sono personaggi piuttosto inutili che arrivano e poi spariscono, ci sono eventi inspiegabili che però nel corso dell’ultima puntata vengono in qualche modo spiegati, ci sono visioni, momenti splatter e altri trash, episodi avvincenti alternati a puntate riempitivo, errori di sceneggiatura clamorosi che però si risollevano quando meno te lo aspetti, e soprattutto tanta, ma tanta, follia. Hemlock Grove è bella per questo. Seppur incasinata, seppur incorpora in se eventi soprannaturali già visti in troppi film è una serie che si distingue dalla massa perché sa coinvolgere e sorprendere. Non sarà certo il nuovo “Twin Peaks”, ma nemmeno un altro inutile “Twilight” di cui non se ne sente il bisogno. Per concludere, se volete vedere una serie diversa che appassiona ed incoraggia, in ogni puntata, alla visione guardatela; mentre se cercate qualche serie simil Teen wolf e affini cambiate canale…siete proprio in un altro pianeta. Strano, originale, onirico, ben scritto e intelligentemente diretto, ammaliante, vagamente vintage….tutto questo è “Hemlock Grove”.

 

FABIO BUCCOLINI

Preparatevi ad urlare: “Scream” diventa una serie televisiva

“Scream”, il film diretto da Wes Craven e sceneggiato da Kevin Williamson alla fine degli anni Novanta, diventerà una serie tv per MTV.
scream

La DiGa Vision, in collaborazione con la Dimension Films, produrranno una Serie TV direttamente ispirata alla saga cinematografica ideata da Kevin Williamson e diretta da Wes Craven. Mentre il primo non sarà coinvolto nella realizzazione, Craven vi parteciperà solo in veste di executive producer insieme a Marianne Maddalena, Bob Weinstein, Harvey Weinstein, Robert West, Cathy Konrad e Jill E. Blotevogel.
Il pilota era stato già ordinato nel 2013, ma ora la serie tv è una realtà.
Le stelle dello show sono: Willa Fitzgerald (Alpha House, Royal Pains), Amy Forsyth (Reign), John Karna (The Neighbors), Carlson Young (Key and Peele) e Amadeus Serafini, mentre Jamie Travis (Faking It) dirigerà il pilota.
La serie, che porta il marchio dei fratelli Weinstein, vedrà protagoniste le solite tipologie di personaggi, tra cui la ragazza superpopolare, quella bella ma timida, quella intellettuale, il giovane misterioso e l’amico fidato.
Lo Show sarà trasmesso su MTV, che di recente ha commissionato alla produzione 10 Episodi che verranno messi in onda nell’Ottobre del 2015.
Non si conosce attualmente la storia principale che ci racconterà questo Scream televisivo, ma è comparsa la voce che molto probabile non vedremo Ghostface, il killer mascherato simbolo dell’intera saga sul grande schermo. Decisione piuttosto bizzarra visto che negli episodi cinematografici tutto ruota attorno alla mattanza scatenata da questo personaggio.
A chiarire la questione è intervenuta Mina Lefevre, vice presidente del network, che ha spiegato come invece apparirà la celebre Ghostface nella serie tv. Gli ideatori dello show stanno creando una maschera propria, sempre ispirata al celebre dipinto di Edward Munch, ma con non poche differenze dall’originale.
“È più scura, una versione più evoluta e profonda della maschera”, ha dichiarato Lefevre per poi aggiungere: “Se nel film di Scream la versione della maschera era plastificata, in mancanza di una descrizione migliore, questa ha un aspetto più organico e francamente molto più dark”.
Mina Lefevre promette che lo spirito del film di Kevin Williamson e di Wes Craven rimarrà intatto. “Scream è stato incredibilmente iconico, ma abbiamo voluto reinventarlo per la televisione, ovviamente mantenendo tutti i principali elementi che lo hanno reso proprio così iconico”.

FABIO BUCCOLINI

“Tutte le ragazze di una certa cultura”. La prima webserie ufficiale di Megatube Creators scelta da Luca Argentero

Megatube Creators, la divisione per i contenuti webseriali della YouTube TV di Luca Argentero, si arricchisce oggi di una nuova webserie “Tutte le ragazze di una certa cultura”.Una produzione “Capsulae” scritta da Roberto Venturini per la regia di Felice V. Bagnato, interpreti Daniel Terranegra e Federica Brenda Marcaccini (già interprete in The Pills).

Tutte le ragazze

“Tutte le ragazze” ha spiegato Luca Argentero, Direttore Artistico dei contenuti webseriali, presentando questo primo lancio ufficiale di Megatube Creators “è la prima webserie su cui puntiamo in modo ufficiale. Credo molto in questo progetto e in assoluto rappresenta il primo passo di quello che sarà sicuramente un tragitto molto gratificante”
Sinossi: Luca ha 30 anni, è un assistente universitario e corregge bozze. Silvia non guarda la tv, legge Bret Easton Ellis, ama i quadri di Schiele e ha uno stalker alle calcagna. Tutte le ragazze con una certa cultura è il racconto di un tormento che si compiace. Un amore che precipita e non si arresta, nel vuoto cosmico di una generazione disillusa ma ironica. E in quel vuoto, l’eco dei miti del passato con cui si racconta.
Per l’autore, Roberto Venturini: “Tutte le ragazze è un viaggio dissacrante nelle inquietudini di una generazione persa tra social network, aperitivi, mostre d’arte ed etichette come “radical chic”, “emo” e “hipster”, che servono ad indicare status ormai sempre più simili l’uno all’altro. Luca, il protagonista, è cresciuto guardando Bim Bum Bam, va in giro su una Fiat 500L del ’71 e pensa che i quadri di Pollock siano il risultato dello starnuto di un pittore ubriaco pestato a sangue. Silvia, la protagonista, ostenta disincanto e cinismo ma, in fondo, ha solo una paura tremenda di apparire normale. Il racconto del difficile rapporto tra i due ragazzi è l’occasione per esplorare un paesaggio in realtà molto vasto. Così per tutti gli otto episodi sfila davanti a noi una galleria di personaggi bizzarri eppure rappresentativi, a pieno titolo, di quella strana dimensione chiamata normalità.”
Il regista, Felice V. Bagnato, afferma: “Con Tutte le ragazze con una certa cultura ho cercato di rappresentare la tormentata storia d’amore di due ragazzi che fanno parte di una generazione cresciuta all’interno di un continuo bombardamento culturale e visivo. La serie spazia dalla tv ai film alla letteratura, ai cartoni animati, ai fumetti, in una sorta di melting pot mediatico fatto di citazioni continue e rimandi alla cultura pop. Perché la cultura di massa, veicolata in questi anni dalla produzione cinematografica e televisiva senza precedenti, oggi, a mio avviso, può essere mantenuta viva solo rielaborandola in forme nuove da parte di chi la fruisce. Così una storia d’amore può essere legata a un quadro di Schiele o vissuta come un libro di Bret Easton Ellis o un film di Wes Anderson e diventa anch’essa ‘prodotto’ culturale.”

FABIO BUCCOLINI

“Izombie” dal fumetto allo schermo

Dopo il successo planetario di “The walking dead”, gli zombie sono tornati di moda e già si prepara un’altra serie televisiva incentrata su di loro.

Izombie

 

La Netflix sta alla Marvel come la CW sta alla DC Comics.

A quanto pare nelle ultime ore non si fa altro che parlare della collaborazione tra Marvel e Netflix ma anche la DC ha voglia di far parlare di se anche se con un progetto molto meno impegnativo.

Dalle ultime indiscrezioni sembrerebbe che la nota casa fumettistica ha deciso di prendere il largo nel mondo delle serie TV e, dopo il successo riscontrato con Arrow, ha deciso di trasportare, da fumetto a serial, uno dei progetti più famosi della saga Vertigo, ovvero, iZombie.

Per chi non lo sapesse, Vertigo è una particolare “sezione” della DC Comics che è dedicata ad un pubblico più esigente rispetto a coloro che leggono albi di supereroi.

Vertigo infatti è famosa per aver lanciato il famosissimo V per Vendetta e molti altri fumetti più crudi e non proprio per tutti.

Sarà Il network statunitense The CW a trasportare questo fumetto in televisione: Deadline, infatti, riporta in esclusiva che iZombie, la serie a fumetti edita da Vertigo (in Italia pubblicata da RW-Lion), è in fase di sviluppo, con Rob Thomas(il creatore di Veronica Mars) pronto a portare avanti il progetto insieme a Diane Ruggiero.
Basato sulla serie creata da Chris Roberson e Michael Allred, la storia racconta di Gwen Dylan, una giovane studentessa di medicina che riesce ad ottenere un lavoro presso l’ufficio di un medico legale e garantirsi l’accesso a cervelli freschi, che è costretta a mangiare, almeno una volta al mese, per mantenere la sua umanità. Ma per ogni cervello mangiato la ragazza eredita anche i ricordi dei defunti; così, con l’aiuto del suo superiore, decide di collaborare con la polizia per indagare su casi di omicidi irrisolti: l’unico modo per placare le voci inquietanti che ha testa e che chiedono solo giustizia.

La CW ha capito subito che iZombie ha il potenziale necessario per diventare una serie di successo e, visto che i non-morti stanno godendo di una “nuova vita” cinematografica, televisiva e fumettistica, i produttori del network di proprietà della Warner Bros e della CBS hanno ben pensato di sfruttare un franchise della DC Comics/Vertigo per accontentare sia i nerd più accaniti che i fan dei morti che camminano.

Dalle prime notizie la storia non dovrebbe diversificarsi più tanto da quella del fumetto. L’unica differenza è che, per il momento, non c’è nessun accenno a Ellie (lo spettro che accompagna la protagonista nelle sue avventure) e su tutti i bizzarri coprotagonisti apparsi sul fumetto.

Speriamo che gli screenwriter riescano a rimanere abbastanza fedeli alla storia originale…

 

FABIO BUCCOLINI