Assassinio sul Nilo: Agatha Christie secondo Branagh
Dopo la trasposizione di Assassinio sull’Orient Express, Branagh torna sul luogo del delitto; portando l’investigatore sul Nilo e mettendo a nudo il Poirot che tutti conosciamo.
Già dal suo primo adattamento di Poirot Assassinio, Branagh aveva messo in chiaro che non era interessato a portare su schermo un adattamento della fonte principale; Anzi, con un guizzo di vanità non estraneo al piccolo detective belga, ne aveva deformato fisicità e fattezze assumendo in prima persona il ruolo. Il regista e attore inglese ha creato un nuovo Poirot, che sin dal primo film scoprivamo avere un dramma d’amore passato e una presenza magnetica ben differente dalla sua fonte letteraria.
Fango e guerra di trincea. Inizia così Assassinio sul Nilo, in bianco e nero, senza abiti eleganti e alta borghesia in scena, ma con giovani soldati alle prese con una missione suicida. È un prologo straniante ma fondamentale per indirizzare la bussola di un film solo in apparenza molto simile al suo predecessore: perché Assassinio sull’Oriente Express era un film con Poirot, mentre Assassinio sul Nilo è un film su Poirot.
Il film infatti si concentra a sorpresa sul passato e sulla psiche del protagonista più che sugli omicidi che cominciano a tingere il Nilo di rosso sangue. Branagh ci consegna il ritratto di un uomo lontano dalla capricciosa e vanesia serenità del passato, più vicino alle inquietudini degli ultimi romanzi della Christie. Un cambio di rotta rispetto al primo capitolo con una spiegazione semplice. Nessun mistero in questo caso. È come se l’ambientazione avesse influenzato lo spirito di tutto il film, con il caldo afoso dell’Egitto ad accendere i fuochi dei tormenti. Laddove Assassinio sull’Orient Express esaltava il rigido metodo deduttivo di Poirot con una storia razionale, ambientata tra i ghiacci, Assassinio sul Nilo è un film più rovente, caldo e passionale. Bollente come il triangolo amoroso al centro della trama.
Attraverso un gioco di specchi stuzzicante, se non addirittura ammirevole, Branagh è partito rispettosamente da Agatha Christie per arrivare al suo amato, imprescindibile William Shakespeare; il suo film pian piano si copre d’un velo malinconico che conduce a un finale emozionante, perfetta chiusura per una storia che vuole rappresentare l’amore prima di tutto come mancanza.
Assassinio sul Nilo, nella sua anima, è un film sorprendentemente e dolorosamente romantico. Nonostante tutto, questa pellicola non è priva di sbavature in particolar modo nella scelta di un cast meno omogeneo rispetto a quello di Assassinio sull’Orient Express. Non tutti gli attori funzionano a dovere. Meritano invece di essere segnalate la presenza scenica e l’avvenenza di Sophie Okonedo, l’unica oltre ovviamente a Branagh a lasciare il suo marchio sul film.
Rispetto al primo film questa operazione condotta da Branagh si dimostra più coraggiosa, più incisiva. È destinata a non piacere a tutti e soprattutto ai puristi di genere, ma la volontà di girare in pellicola 70 millimetri, la decisione di abbandonare il tono allegro dell’originale per immergersi in un’atmosfera post bellica e plumbea, testimoniano che, pur essendo un compito, il regista lo assolve prendendosi qualche rischio e regalando un buono spettacolo al suo pubblico.
Ci regala un’opera, certo, non priva di pecche ma sicuramente gradevole e in grado di affascinare.
In attesa di nuovi capitoli, ringraziamo Branagh per aver dato una rotta più incisiva al personaggio.
Pubblicato il 27 febbraio 2022, in Cinema con tag 2022, Agatha Christie, Armie Hammer, Cinema, Film, Gal Gadot, Giallo, kenneth Branagh, Poirot, Stati Uniti D'america. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
Lascia un commento
Comments 0