Archivio mensile:novembre 2014

“Clown”: finalmente l’horror che non ti aspetti

Diciamoci la verità, il genere horror negli ultimi anni è in decadenza. A parte qualche piccolo gioiello, come la filmografia di Rob Zombie o pochi altri, si vedono solo remake o prodotti veramente scadenti. Clown interrompe questa striscia negativa riportando un po’ di originalità (nonostante Eli Roth alla produzione, parliamo sempre di un’horror indipendente).

Clown 2014

La cosa strana, non è che Eli Roth abbia deciso di produrre un film basandosi su un finto trailer che girava su youtube, la vera sorpresa è che Clown è buono oltre ogni speranza. Molto probabilmente chi sta leggendo questa recensione non ci credete, ma questo “pagliaccio” è un puro film dell’orrore teso, crudo e molto cattivo.
Adesso vi pongo una domanda che sicuramente dopo aver visto il trailer viene spontanea: Si può fare ancora un film, l’ennesimo, su un clown senza fare delle schifezze? Io non ci avrei scommesso nemmeno un centesimo, ma mi sono dovuto ricredere dopo la visione.
La pellicola non sfrutta davvero l’immaginario legato alla “giocosità” dei pagliacci per poi renderlo terrificante come faceva IT, ma è un film di mutazione e massacro che, se non avesse avuto un clown al centro, sarebbe stato il classico teen horror.
Questa la trama: il clown ha dato forfait e la festa per il decimo compleanno di Jack rischia di essere un disastro. Per fortuna Kent, il padre del bambino, trova un vecchio costume da clown e riesce a far tornare il sorriso al piccolo. Finiti i festeggiamenti Kent, esausto, si addormenta con il costume ancora addosso. Il giorno dopo, però, ogni tentativo di togliere trucco, parrucca e costume si rivela inutile: tira, strappa, usa strumenti elettrici, ma non riesce a toglierseli. In un primo momento l’uomo si rassegna a sopportare le strane occhiate della gente mentre va a lavoro vestito da clown; poi qualcosa inizia ad andare storto. Inizia a sentire uno strano cambiamento, è in preda a una fame violenta e incontrollabile e sente il costume fondersi con la sua stessa pelle. Kent, alla ricerca di un modo per liberarsi del costume maledetto, viene a sapere di una terribile leggenda ormai dimenticata. Oggi il clown è un personaggio buffo, ma un tempo il “Cloyne” era un demone che viveva fra i ghiacciai e scendeva nei villaggi per divorare un bambino al mese durante l’inverno. Nessuno si ricorda più del demone, ma quella pelle bianca e quel volto insanguinato sono ancora affamati.
Dopo aver letto la trama, si è quasi certi che il film sia, come diceva Fantozzi, una cagata pazzesca.
Invece no! Proprio quando ti stanno spiegando che questo costume non si leva il film lascia il sottogenere che aveva appena calzato (il teen horror anni ‘80) ed entra in un’altra categoria, quella del body horror.
Con la spietata cattiveria di un film slasher indipendente e la passione per la paura che il corpo venga violato, in qualsiasi maniera, Clown rivolta come un calzino il luogo comune del clown spaventoso, lo abbandona e fa solo quello che vuole.
Non è infatti il pagliaccio pulito e preciso dei tempi di IT ma una bestia dai denti aguzzi che col tempo perdere quasi ogni caratteristica “simpatica”.
Clown è un horror creato da appassionati per appassionati e proprio questo elemento arricchisce il film di una connotazione divertita nell’inscenare le sequenze più cruente e di tanto in tanto creare situazioni paradossali inserite ad hoc per far scaturire la risata.
Ovviamente non sto parlando di un futuro cult o di un immediato capolavoro. Durante la visione si percepisce la sensazione che si poteva fare di più: Jon Watts (il regista) crea una vera e propria mitologia demoniaca che però viene lasciata ai margini e narrata piuttosto frettolosamente, un approfondimento visivo avrebbe arricchito senza dubbio il fascino della leggenda nordica del “Cloyne”; un demone di montagna dal volto bianco che aveva l’abitudine di attirare i bambini nella sua caverna per divorarli.
In conclusione, vi posso dire che, nonostante la tendenza (soprattutto americana) a relegare il genere soltanto ad anonimi remake e stanchi sequel, questo Clown riapre il filone cinematografico della paura e dimostra che può ancora rivelarsi in grado di offrire al pubblico storie ricche di originalità.

FABIO BUCCOLINI

“Interstellar”: la mia opinione

Dopo la minuziosa recensione, che trovate sul blog, scritta dal mio amico Edoardo Romanella e dopo aver visto il film, ho deciso di scrivere la mia personale opinione su una pellicola tanto acclamata quanto stroncata. Premetto che non voglio imporvi la mia idea ma semplicemente condividerla con chi sia interessato.

Interstellar

La scrivo soprattutto per placare la crisi mentale che mi ha causato il film che assolutamente non è di immediata e facile comprensione, anzi posso dire tranquillamente che psicologicamente ti annienta.
Prima di iniziare vorrei puntualizzare una cosa: noi andiamo al cinema per vedere un documentario sull’esplorazione spaziale oppure un film di pura fantascienza (come non se ne vedevano da anni, a parte la parentesi di gravity) dove l’immaginazione regna sovrana? Se volete spiegazioni su viaggi temporali, teorie di relatività, sulla gravità, spazio e tempo potete tranquillamente smettere di leggere. Qui si parla di finzione cinematografica dove si racconta una storia e ovviamente tutti gli aspetti scientifici hanno una chiave di lettura molto più fantasiosa che nella realtà. In pratica chi si è lamentato dell’inattendibilità di alcune cose gli consiglio di lasciar perdere il cinema e di abbonarsi a Focus, lì sicuramente troveranno le risposte che cercano. Scagliarsi contro un film dicendo che scientificamente non è attendibile, è ridicolo. La pellicola vanta collaborazioni a livello scientifico di una certa rilevanza. Queste persone hanno aiutato l’intera troupe a far si che le scene siano più veritiere possibile ma comunque sia stiamo sempre parlando di FINZIONE CINEMATOGRAFICA quindi le “licenze poetiche” sono d’obbligo. Se, come tutti si aspettavano, Interstellar sia stato più vicino alla realtà, scommetto che gli spettatori dopo la prima mezzora si sarebbero alzati arrabbiati per aver pagato il biglietto per vedere un documentario. Ricordatevi sempre che si parla di CINEMA, non mi stancherò mai di dirlo.
Dopo questa premessa torniamo alla recensione:
Il film vede un recentemente “oscarizzato”, nonché l’uomo con il cognome più impronunciabile del mondo, Matthew McConaughey alle prese con la fine del mondo.
Il clima è impazzito e l’umanità è in ginocchio…la solita storia.
Apparentemente la trama è una, permettetemi la parola, “stronzata”. Avete presente quei film dove alla prima inquadratura è già chiaro come va a finire e chi è il cattivo? Interstellar è così. I dialoghi sembrano essere presi da pellicole catastrofiche come Armageddon o The core, ed alcune battute da macho del protagonista ricalcano i tempi in cui Stallone “spezzava in due” il “povero” Ivan Drago.
La prima mezz’ora getta delle premesse meravigliose che poi vengono sperperate nelle due ore restanti. La prima visita a un pianeta è splendida: le conseguenze della dilatazione del tempo subita dagli astronauti sono raccontate in modo struggente e rendono magnificamente l’immensità del viaggio e del sacrificio. Ma poi tutto scivola in un pasticcio di ovvietà.
Intendiamoci: visivamente Interstellar è un grande spettacolo. Il volo iniziale vicino a Saturno è un capolavoro estetico che può essere ammirato soltanto su uno schermo gigante e in alta risoluzione. I veicoli spaziali hanno una fisicità e una massa che possiedono soltanto i modelli reali, costruiti, non fatti in computergrafica. E i robot rivelano tutta la loro originalità geniale.
L’uso della pellicola e dell’IMAX per le riprese è sublime, e la fotografia è favolosa: invece di ricorrere ai trucchetti del 3D, Interstellar gioca sulla profondità di campo ridottissima e la messa a fuoco è da applauso. È bellissima anche la scelta di non far sentire i rumori nel vuoto.
Le premesse erano stupende, soprattutto quando alla regia c’è Chrispher Nolan(uno dei registi di maggior genio che si sono mai visti): abile tessitore di trame complesse e intriganti (The Prestige, Inception, Memento), grande sostenitore degli effetti speciali fisici e della pellicola al posto del digitale (con risultati assolutamente strepitosi anche in Interstellar). Il tema è attuale e per alcuni versi può essere visto come una denuncia: l’umanità che si chiude in se stessa invece di rispondere al richiamo dell’esplorazione dell’Universo mentre quelli che non si arrendono all’idea di finire come topi in trappola fanno un ultimo, disperato tentativo di sfuggire alla propria sorte.
Con un tema così grandioso e in mano a un regista di questo calibro, sembrava impossibile sbagliare. Ma, per certi versi, il film finisce per essere una prevedibile storia di buoni sentimenti in cui i soliti americani risolvono tutto con soluzioni al limite del ridicolo (storie dentro la trama messe li appositamente per far si che si arrivi senza molti problemi alla notte degli Oscar), condite da frastornanti effetti speciali (se non basta la quarta dimensione c’è la quinta, e se neanche la quinta è abbastanza, c’è sempre la forza dell’amore che è un artefatto fisico trascende i limiti dello spazio e del tempo) e scopiazzando a piene mani da 2001 Odissea nello spazio di Kubrick.
Insomma, Interstellar aveva tutte le carte in regola per essere un’ode all’esplorazione, una poesia del cosmo, uno spettacolo visivo grandioso, una riflessione su chi vogliamo essere come persone e come specie e quale destino vogliamo crearci. Ma non risulta essere un capolavoro. In parte rispecchia le aspettative, anZI visivamente le supera la 100% ma riguardo allo sviluppo della trama fa troppa acqua, a meno che… non vi affidate ciecamente alla forza dell’AMMORE!!!
Intendiamoci, il film è superlativo e vale assolutamente la pena vederlo, ma usciamo dalla sala con un po’ di amaro in bocca perché chi ci guida in questa spettacolare avventura poteva fare molto di meglio.

FABIO BUCCOLINI

“Clown”. L’inquietante horror prodotto da Eli Roth sta per arrivare, ed è già polemica

Una delle figure più spaventose, nel panorama horror odierno, il 13 novembre tornerà in sala e la sua locandina è stata classificata troppo impressionabile per poter essere esposta nei cinema.

Versione originale

Versione originale

Versione censurata

Versione censurata

“Clown” è cominciato per uno stupido gioco. il regista John Watts e lo sceneggiatore Chris Ford, fantasticavano sull’idea di produrre uno dei film horror più spaventosi della storia e l’idea era quella di raccontare la storia di un uomo che piano piano si trasformava nel demone di un clown assassino. Così entusiasti di questa idea, nel 2010 caricano, nel loro canale youtube, un finto trailer di un film intitolato “The clown” dove sviluppavano l’idea del demone di un pagliaccio assassino. Il Fake trailer spacciava perfino Eli Roth come regista ma nulla di vero c’era alla base. In poco tempo questo video divenne un fenomeno di massa tanto da far incuriosire lo stesso Roth. Quest’ultimo dopo aver visionato il trailer, contatta i due autori e gli propone di sviluppare una vera e propria sceneggiatura per un film che lui avrebbe prodotto. Dopo questo primo contatto il progetto prese vita e passo da gioco a realtà.
Questa, la sinossi ufficiale della pellicola: Il clown ha dato forfait e la festa per il decimo compleanno di Jack rischia di essere un disastro. Per fortuna Kent, il padre del bambino, trova un vecchio costume da clown e riesce a far tornare il sorriso al piccolo. Finiti i festeggiamenti Kent, esausto, si addormenta con il costume ancora addosso. Il giorno dopo, però, ogni tentativo di togliere trucco, parrucca e costume si rivela inutile. In un primo momento l’uomo si rassegna a sopportare le strane occhiate della gente mentre va a lavoro vestito da clown; poi qualcosa inizia ad andare storto. Kent, alla ricerca di un modo per liberarsi del costume maledetto, viene a sapere di una terribile leggenda ormai dimenticata: Oggi il clown è un personaggio buffo, ma un tempo il “Cloyne” era un demone che viveva fra i ghiacciai e scendeva nei villaggi per divorare un bambino al mese durante l’inverno. Nessuno si ricorda più del demone, ma è sempre presente tra di noi…nessun bambino è al sicuro.
Ovviamente come ogni film horror che si rispetti, non poteva non creare le solite polemiche di censura. Al centro delle polemiche ci sono il trailer del film e la rispettiva locandina. Il trailer è stato giudicato troppo violento quindi sarà proiettato nelle sale solo negli spettacoli notturni, mentre il poster, considerato anch’esso troppo “pesante”, è stato letteralmente censurato. Infatti la locandina, che rappresentava il volto di un clown assolutamente non rassicurante, è stata bandita dalle sale. I gestori si sono rifiutati di esporla senza qualche miglioramento. Così la M2 pictures (distributore italiano del film) ha rielaborato il poster per potersi permettere una pubblicità soddisfacente a livello nazionale.
In Italia lo vedremo, in anteprima mondiale, il prossimo 13 novembre e le carte in regola per essere uno degli horror più spaventosi di tutti i tempi c’è le ha tutte…speriamo che le nostre attese non vengano deluse…come la maggior parte delle volte.

FABIO BUCCOLINI

“Vittima degli eventi”. Un piccolo gioiello indipendente

Dopo mesi di attesa arriva, finalmente, il fan movie ispirato a Dylan Dog che porta finalmente giustizia al nostro caro “Oldboy”.

Vittima degli eventi

Già dal 1994 si voleva portare Dylan Dog sul grande schermo. Purtroppo i diritti non erano disponibili, quindi si decise di acquistare i diritti di Dellamorte Dellamore (romanzo di Tiziano Sclavi che gettò le basi al personaggio di Dylan). Il film che ne uscì fu sottovalutato all’inizio e (come spesso succede) venne più apprezzato all’estero che in Italia. Poi durante il corso degli anni la pellicola con Rupert Everet divenne un cult e può tranquillamente essere classificato come un viaggio filosofico nella psiche di un personaggio alla scoperta della vita.
Nel 2012 ci riprovano gli americani e realizzano quello scempio che fu “Dylan Dog il film”. Pellicola assai brutta che fece cadere in depressione tutti i lettori del fumetto.
Dopo questo tragico tentativo alcuni non ci sono stati e decidono di realizzare un fan movie ispirato alle gesta dell’”Oldboy”: siamo nel 2014.
Questa la trama della pellicola: Adele è succube di un agghiacciante sogno ricorrente che spesso sconfina nella realtà tramutandosi in atroci visioni che raggiungono il proprio culmine passeggiando una sera per il centro di Roma. Dagli accertamenti medici non emerge nulla degno di nota e al fratello, che era con lei quella sera, diagnosticano un semplice attacco epilettico. Scontratasi brutalmente con lo scetticismo generale ad Adele non resta che la via non convenzionale. Decide così di rivolgersi a Dylan Dog…”L indagatore dell’incubo.”
Nel film sono presenti i volti più noti dell’internet italiano, dal regista Claudio Di Biagio allo sceneggiatore Luca Vecchi fino al tutto il team della The Jackal.
La pellicola è stata realizzata grazie al sistema del crowdfounding. Infatti messa un’inserzione sul sito indegogo, tutti gli appassionati hanno potuto donare quello che volevano per la realizzazione del film. Durante i mesi di gestazione dell’opera, anche volti noti del cinema italiano hanno voluto dare il loro contributo, infatti nel cast figurano il grande Alessandro Haber, nella parte dell’ispettore Bloch, e la grande Milena Vukotic che a vestito i panni della signora trelkowsky.
Quello che si apprezza di più della pellicola è la fotografia sporca del bravissimo Matteo Bruno che riesce a ridare quelle atmosfere cupe proprie del fumetto; quel tono noir tra luci soffuse e nubi di mistero e una sceneggiatura originale che non prende spunto da nessun albo della serie e che dissemina citazioni per veri appassionati.
La nota negativa è l’interpretazione di Valerio Di Benedetto. Nonostante non sia nuovo a produzioni cinematografiche (lo abbiamo visto nel bellissimo Spaghetti story), non riesce a dare quell’intensità adatta al personaggio e molto spesso si atteggia come se volesse imitare lo Scamarcio degli inizi. Anche Luca Vecchi che interpreta Groucho pecca di avarizia. Nel fumetto è un personaggio bislacco che vive di battute ed ogni tanto cita qualcosa di sensazionale che fa gridare i lettori al miracolo. Qui è troppo serio e invece di battute esilaranti sembra un filosofo un po’ bizzarro.
Convincenti le scelte registiche, che pur con qualche difetto (stiamo sempre parlando di un fan movie), sono al di sopra di molti film italiani di ultima uscita.
Una commedia nera che ingloba in se sequenze da thriller soprannaturale e scenari da noir metropolitano.
Con la sua durata di 50 minuti non è ne un film, ne un pilot di una serie televisiva, l’unica cosa sicura è che fra non molto i diritti del fumetto torneranno in Italia e chi può sapere se la Bonelli li lascerà in mano a questi ragazzi per poter sviluppare una serie tv o un film vero e proprio. Rimaniamo speranzosi che questo accada e nel frattempo ci godiamo questo mediometraggio.
Sicuramente si poteva fare meglio, ma finalmente Dylan Dog è tornato in tutto il suo splendore.

 

FABIO BUCCOLINI
Ecco a voi il vero film su Dylan Dog, godetevi la visione!!!

https://www.youtube.com/watch?v=9G62vLlqUBI&list=UUpB9uxBH-Hjoj_Jd9cnRC_w