Archivio mensile:febbraio 2021

“The gentlemen”. Il ritorno alle origini di Guy Ritchie

Dopo aver svincolato la sua vera vena artistica con prodotti meramente commerciali come il rifacimento live action di “Aladdin”, Ritchie torna alle sue origini e confeziona un prodotto in vero stile “Rocknrolla”.

C’è Londra, ci sono i gangster, gli intrecci criminali, le lotte per il potere e quelle per il denaro. C’è la violenza, c’è l’ironia, ci sono i dialoghi, c’è sempre qualcosa o qualcuno che sembra o dice una cosa e che in realtà è o ne sta dicendo un’altra. C’è tutto quello che ha creato il fenomeno Guy Ritchie. C’è il ritorno del regista allo stile di quei film che ne hanno decretato successo e popolarità, “Lock & Stock” e “Snatch”, prima di tentare con alterne fortune anche altre strade, dai film fatti per amore (“Travolti dal destino”) a quelli fatti per danaro (“Aladdin”).

Questa la sinossi: Mickey Pearson ha il monopolio del mercato della droga londinese. La sua intenzione di lasciare il giro e vendere ogni cosa provoca una serie di eventi e situazioni decisamente imprevedibili.

Il ritorno alla regia di Guy Ritchie è nel segno delle proprie origini filmiche e il riuscitissimo “The Gentlemen” ne è certamente prova. Il regista britannico scrive e dirige questo “gangster movie” del 2020 dove niente è fuori posto. Con una narrazione che ha qualcosa da spartire con il concetto di metacinema, intanto, assistiamo ad una trama non originale ma accattivante ed estremamente scorrevole. La sinossi riserva comunque le sue sorprese, specialmente nella parte finale, e non si risparmia in situazioni dove convivono stile, humour nero e sequenze d’azione brevi ma intense. A fare gran parte del lavoro, tuttavia, ci pensa tutto il grande cast riunito per l’operazione. Ogni componente, in misura maggiore o minore, si rivela perfetto per il suo ruolo e contribuisce a creare l’atmosfera adatta al tipo di film in questione. Corredano il tutto una bella colonna sonora e un comparto tecnico di tutto rispetto. In definitiva “The Gentlemen” è cinema di Guy Ritchie allo stato puro, una pellicola imperdibile ampiamente promossa, specialmente se apprezzate il genere.

Insomma, il mash-up di Guy Ritchie colpisce nel segno grazie a quello che da sempre lo ha reso uno dei cineasti di maggior interesse. Dialoghi serrati e diversi piani di narrazione che si mescolano a un montaggio frenetico ma mai isterico. “The Gentlemen” è il risultato di un lavoro sottile che, per primo, diverte chi lo fa e porta questo divertimento agli occhi di tutti. Un esercizio di stile che non ha nulla di nuovo, ma che ci riporta finalmente a terreni conosciuti che non smetteremo mai di apprezzare.

Se ne apprezzano la precisione nella costruzione, alcune idee originali in sceneggiatura e le buone interpretazioni. Una delle idee più originali è nel finale, che suggerisce una domanda: ci sarà un sequel? Indubbiamente i personaggi sono tanti e sono diversi quelli che potrebbero trovare uno sviluppo in capitoli successivi, tanto che, notizia di un paio di mesi fa, la Miramax sta già lavorando per trarne una serie televisiva, sempre diretta e scritta da Guy Ritchie. Intanto, “The Gentlemen” resta un gangster movie ben orchestrato, adatto a chi ama lo humour inglese, l’azione e il cinema nella sua artigianalità. Bentornato Ritchie.

FABIO BUCCOLINI

“La babysitter”, L’esplosione visiva del puro trash anni ottanta

Mcg firma per Netflix una commedia dell’orrore fracassona, divertente che omaggia a piene mani gli anni ottanta.

Con “La Babysitter”, McG cavalca la moda e le tipiche atmosfere del revival degli anni ottanta, mettendo in scena una commedia nera dalle tinte splatter, che richiama esplicitamente vari filoni dell’epoca, come l’home invasion, gli slasher movie e le più pruriginose horror comedy, condendo il tutto con un sempreverde citazionismo delle pietre miliari della cultura pop e nerd. Il risultato è un film furbo, ammiccante e non sempre centrato, che però con la sua imprevedibilità e la sua intrinseca mutevolezza riesce a coinvolgere e intrattenere per tutta la sua durata, azzeccando anche qualche notevole momento gore. Insomma il suo prodotto migliore da anni.

Questa la sinossi del film: “Il dodicenne Cole scopre che la sua amata bambinaia appartiene a una associazione di adolescenti dediti ad un culto satanico. Il ragazzino deve mettere da parte la sua cotta e sfuggire prima di essere sacrificato”.

McG torna dopo tre anni dietro la macchina da presa e confeziona la sua opera migliore dai tempi di “Charlie’s angels”. Brilla in questo palese B-Movie dove umorismo politicamente scorretto, litri di sangue e omaggi ai migliori slasher anni ottanta fanno di questa opera una piccola chicca che sicuramente verrà apprezzata di più nel corso degli anni. Tutto ciò condito dal fisico scultoreo dell’ottima attrice Samara Weaving (da tenere assolutamente d’occhio per il futuro) che, come ogni film trash che si rispetti, sollecita la curiosità di tutti gli ometti che iniziano la visione.

Il vero segreto per poter apprezzare fino in fondo un prodotto come “La Babysitter” si racchiude nel non prendere mai realmente sul serio ciò che sta accadendo sullo schermo, acquisendo piena coscienza di come la horror comedy di McG sia fortemente derivativa e infarcita fino al midollo di gustose (e chiaramente volute) citazioni all’ormai onnipresente immaginario di genere anni ottanta e il tutto adottando un meccanismo dissacratorio sul modello degli Scary Movie in cui il mito viene integralmente spogliato della propria aura di primigenia seriosità.

Nell’incerto e altalenante recente percorso delle produzioni cinematografiche originali Netflix, La Babysitter si rivela un riuscito esperimento di commistione fra generi, capace, pur senza la minima pretesa autoriale e limitando al minimo l’introspezione psicologica dei personaggi, di riportare alla luce con originalità e brillantezza delle atmosfere e un umorismo decisamente rari nel panorama horror odierno.

Attraverso una vera e propria forma di splatter “creativo” che a tratti rasenta quasi il pulp tarantiniano,“La  babysitter” non sarà certamente un capolavoro, ma non c’è dubbio che le carte in regola per un sano e spassoso divertimento di consumo le possiede davvero tutte.

FABIO BUCCOLINI