I film dimenticati. “A l’interieur”, un vero e proprio capolavoro

Molti film, a causa di una mancata distribuzione italiana, sono destinati a rimanere nell’oblio.

A l'interieur

Di circa 25.000 film prodotti ogni anno in tutto il mondo, nemmeno la metà arriva in Italia.

Ma che fine fanno questi titoli?

La risposta è semplice: vengono distribuiti in tutto il continente, mentre in Italia la cosa è ben diversa.

Le case di distribuzione fanno una cernita di tutti i titoli, e quelli che a loro parere, non sono adatti a trovare un riscontro nel pubblico, vengono “cestinati” e nessuno ne sentirà mai più parlare.

Si parla soprattutto di opere di autori indipendenti, oppure di film di “genere” troppo estremi o trasparenti per poter – sempre secondo la distribuzione – trovare l’approvazione dello spettatore.

Le opere dimenticate riescono a trovare un pubblico di nicchia quasi esclusivamente in rete, grazie a: dvd (provenienti da altre nazioni) acquistati in siti di compra/vendita on-line, oppure in un mercato “underground” che di legalità a ben poco.

Uno di questi è “A l’interieur” o come viene distribuito in America “Inside”.

Film francese datato 2007 e presentato, in anteprima, alla settimana internazionale della critica al festival di Cannes.

Provocò una reazione estrema nella giuria, che ha lasciato la sala a metà proiezione.

La critica cinematografica si è divisa tra buone recensioni e critiche negative, rivolte soprattutto alle scioccanti sequenze di violenza.

La trama è estremamente esile: il soggetto gira intorno ad una ragazza incinta che a seguito di un incidente stradale perde il marito. Dopo 4 mesi dal fattaccio (il giorno prima del parto), rimasta sola in casa, viene perseguitata da una donna misteriosa che conosce molti particolari della sua vita.

Da una trama del genere nessuno si aspetterebbe un capolavoro, o per lo meno un bel film, mentre siamo di fronte ad uno dei film francesi più originali e ben fatti degli ultimi 10 anni.

La fotografia è a dir poco sublime e la colonna sonora rispecchia perfettamente gli stati d’animo dell’intero film.

Quello che colpisce di più sono le inquadrature, quasi sempre in primo piano, che non danno tregua nemmeno nelle scene più cruente.

La violenza non è mai gratuita, ed ogni scena truculenta, viene poi giustificata nel finale, dove grandi rivelazioni non tarderanno ad arrivare.

Il film è estremamente lucido e tutto quello che succede ha una logica a dir poco maniacale.

Principale fonte di ispirazione è l’ halloween di John Carpenter (l’assassina presenta infatti molti punti di contatto con Michael Myers), da cui il film si discosta per la marcata dose di violenza sempre esplicita e mai lasciata fuori campo.

Un crescendo che culmina in un finale perfetto e di difficile sopportazione (tra i più atroci degli ultimi anni), dove ad essere minacciato è proprio un simbolo sacro; la maternità.

Sotto questo punto di vista il titolo della pellicola diventa doppiamente allusivo.

Si intuisce che: intrappolata all’interno delle mura domestiche si trova la giovane protagonista, ma la vera vittima è un’altra.

Non un classico B-movie torture-porn ma un vero capolavoro del suo genere destinato a far riflettere lo spettatore.

Tra tutti i film girati in quel periodo in Francia ( Martyrs, Alta tensione, Frontiers), sicuramente “A l’interieur” è il più efferato; nella lucidità della follia; nelle immagini lanciate in faccia allo spettatore; nella messa in scena volta a ferire chiunque guardi.

Di sicuro impatto visivo, chi lo guarda difficilmente lo dimenticherà con tanta leggerezza.

Se siete suscettibili, avete lo stomaco debole e non sopportate la vista del sangue non iniziate la visione o vi troverete totalmente scandalizzati.

 

FABIO BUCCOLINI

Pubblicato il 28 gennaio 2014, in Cinema con tag , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 6 commenti.

  1. Questo mi fa riflettere su quale sia il parere della grande distribuzione circa lo spettatore medio. E sullo stato di capacità ricettiva effettiva del suddetto. Peccato, perché dare qualcosa di diverso stimolerebbe una crescita nella capacità di vedere e capire il cinema. Oltre che una crescita personale. Non mi faccio ulteriori domande, sarebbero tutte retoriche. Peccato. Però questo film me lo cerco, sono curiosa.

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  2. Ho letto questa tua recensione e mi è piaciuta molto. Hai parlato, senza dilungarti troppo, di tutto il film in modo esaustivo. Oltre ciò mi hai incuriosito riguardo questo titolo. Vedrò di recuperarlo.

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  3. corradopeperoni

    Sì, un film che vale la pena vedere…al termine mi sono chiesto che effetto possa fare ad una spettatrice…visto che già per uno spettatore lo spettacolo è a dir poco ‘tosto’…
    detto questo degli altri film che citi, il mio preferito è Martyrs…ed anche Alta tensione è un ottimo survival horror, rovinato da un finale che secondo me è un tradimento…
    Frontiers invece è il peggiore, l’unico che non penso valga la pena vedere…
    In ogni caso mi sconforta vedere questi film fatti in Francia…quelli Spagnoli…e poi vedere che in Italia ci aggrappiamo al deludentissimo Shadow di Zampaglione…(Tulpa non l’ho visto…ma ne ho sentito parlare a dir poco male…)

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